I truffatori pubblicano annunci di lavoro apparentemente legittimi su piattaforme come LinkedIn, Telegram, Indeed o tramite email dirette, promettendo lavoro da remoto ben retribuito in criptovalute. Le posizioni offerte spaziano da “crypto trader assistant”, “liquidity provider”, “data entry specialist” fino a “tester di piattaforme” o “referral manager”. Una volta instaurato il contatto, viene richiesto alla vittima di effettuare un deposito iniziale, pagare “costi di formazione”, completare “task a pagamento” che richiedono investimenti crescenti, o ricevere pagamenti in crypto che deve poi reinvestire sulla piattaforma del truffatore.
Questi schemi sfruttano la crescente diffusione del lavoro remoto e l’appeal delle criptovalute per attirare vittime in cerca di opportunità economiche. L’obiettivo è far credere che si tratti di un incarico reale, convincendo la persona a versare fondi crescenti prima di sparire o continuare a richiedere ulteriori pagamenti senza mai corrispondere alcun compenso reale.Per fornire le migliori esperienze di navigazione utilizziamo i cookies