In questa truffa, i criminali usano loghi, nomi e identità di marchi legittimi per creare una falsa impressione di affidabilità. Copiano siti ufficiali, lanciano campagne pubblicitarie su social e motori di ricerca, aprono canali Telegram o profili verificati con spunte false, imitando in tutto e per tutto società reali come exchange, wallet o fondi di investimento.
L’obiettivo è convincere l’utente a versare denaro o fornire le proprie credenziali di accesso su piattaforme fasulle. L’impersonificazione può avvenire anche tramite email, chatbot o assistenza clienti falsi, che sfruttano l’immagine di aziende note per trarre in inganno le vittime.
Non fidarsi di domini trovati tramite annunci sponsorizzati o email. Salvare gli URL ufficiali nei preferiti e digitarli manualmente. Controllare carattere per carattere eventuali differenze (à vs a, 0 vs O, rn vs m).
Possono essere falsificate graficamente o visualizzate tramite estensioni browser malevole. Verificare sempre l’account su canali ufficiali del brand (sito web, comunicati stampa).
I siti truffa sono spesso privi di partita IVA, indirizzo fisico, termini di servizio completi o privacy policy. Aziende legittime hanno sempre informazioni societarie verificabili.
Anche se sembrano provenire dal brand ufficiale. Accedere sempre digitando manualmente l’indirizzo del sito. Le email phishing usano tecniche sofisticate per sembrare autentiche.
Contribuire a ridurre la diffusione delle campagne fraudolente segnalando gli annunci pubblicitari che imitano brand noti. Le piattaforme pubblicitarie hanno procedure dedicate.
Installare strumenti come Netcraft Anti-Phishing, Google Safe Browsing o MetaMask (che avvisa sui siti crypto sospetti) per identificare automaticamente cloni e phishing.
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