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Dopo uno scam crypto le persone credono più ai truffatori che al professionista che gli sta salvando la vita digitale

Psicologia delle truffe crypto

Dopo uno scam crypto le persone credono più ai truffatori che al professionista che gli sta salvando la vita digitale

Chi subisce una truffa online pensa istintivamente di essere stato ingenuo una volta e non vuole “ricaderci”.
Il problema è che, nella paura di essere truffato di nuovo, finisce per non fidarsi proprio dell’unica persona che può salvare i suoi account, i suoi soldi e la sua sicurezza digitale.

È uno dei paradossi psicologici più diffusi nel mondo delle truffe crypto.
In questa pagina vediamo perché accade e perché questo blocco di fiducia rischia di costare molto più caro della truffa iniziale.

1. Le truffe sono costruite apposta per creare fiducia, non per rubarla subito

Un truffatore non parte dicendo “ti rubo i soldi”. Fa esattamente l’opposto.

I criminali online usano tecniche precise:

  • tono amichevole e rassicurante
  • messaggi costanti di supporto e vicinanza
  • si presentano come esperti, consulenti o presunti operatori di piattaforme di trading
  • promettono guadagni, sblocchi, recuperi, assistenza personalizzata
  • creano familiarità, come se fossero conoscenti o professionisti affidabili

È una strategia pensata per agganciare l’emotività e abbassare le difese.
Funziona perché la vittima pensa: “mi sta aiutando, perché dovrebbe farmi del male?”.

Quando poi il professionista vero arriva a spiegare la realtà, quel cervello non è più pronto a fidarsi di nessuno.
La mente è in modalità difensiva: non si fida più di nulla, nemmeno di chi porta prove tecniche e documenti reali.

2. Dopo lo scam nasce il blocco psicologico: “tutto è falso, tutto è pericoloso”

Questa fase è una sorta di vulnerabilità cognitiva post-truffa: la persona entra in uno stato in cui non distingue più tra rischio reale e paura generalizzata.

La vittima non si fida più di niente:

  • dei siti ufficiali
  • degli assistenti dei servizi reali
  • dei professionisti qualificati e identificati
  • delle procedure corrette di sicurezza, denuncia e recupero

Il paradosso: molte persone, dopo essere state truffate da sconosciuti senza volto, finiscono per diffidare proprio di chi si presenta con nome, cognome, partita IVA, studio, referenze e vent’anni di storia.

Non è stupidità. È paura.
La mente, per difendersi, alza un muro: “se mi fido ancora di qualcuno, potrei perdere altri soldi”.

3. Il falso mito del “non voglio spendere altri soldi”

Una delle frasi che sento più spesso:
“Non voglio pagare ancora, ho già perso abbastanza”.

È comprensibile, ma è anche una trappola.

Finché un professionista non interviene sulla tua sicurezza digitale, i truffatori possono:

  • rientrare nel telefono
  • ripassare dalle email (se non sono state messe in sicurezza)
  • avere ancora accesso ai wallet o agli account crypto
  • tentare attacchi di SIM swap e furto d’identità
  • continuare a testare password e codici già rubati

Una truffa crypto non finisce il giorno in cui perdi i soldi.

Finisce quando:

  • telefono, email e account sono stati messi in sicurezza
  • password e sistemi di autenticazione sono stati ripuliti e aggiornati
  • le falle che hanno permesso la truffa sono state chiuse

Se nessuno fa questo lavoro, i criminali possono colpire di nuovo.
E a quel punto il costo psicologico ed economico è ancora maggiore.

4. Le credenziali di fiducia esistono, ma le vittime non le guardano più

Un professionista serio non si presenta mai in modo anonimo.

Ha:

  • nome, cognome e identità reale
  • indirizzo fisico e partita IVA verificabile
  • siti aziendali che esistono da anni e sono facilmente controllabili
  • recensioni tracciabili e verificabili
  • una storia pubblica, con contenuti, articoli, casi, interventi
  • una specializzazione chiara, visibile e coerente con il servizio offerto

Un esempio concreto, verificabile in pochi minuti:
https://truffecripto.it/chi-siamo/

Qui chiunque può verificare:

  • da quanto tempo esiste l’attività
  • qual è il percorso professionale
  • quali sono i riferimenti pubblici
  • quali altri progetti e studi collegati esistono nel tempo

Il problema: dopo uno scam, molte persone non hanno più la forza o la lucidità di verificare.
Pensano che tutto sia falso, anche quando basterebbe aprire una pagina e controllare i dati, cercare il nominativo, leggere le recensioni e fare un minimo di verifica incrociata.

5. Perché il cervello continua a credere ai truffatori più che ai professionisti

La risposta è semplice e scomoda: i truffatori dicono quello che la vittima vorrebbe sentire.
Il professionista, invece, deve dire la verità.

I truffatori promettono:

  • recupero totale e veloce dei fondi
  • guadagni ancora più alti per “compensare la perdita”
  • soluzioni magiche se si paga una nuova “commissione”, “tassa” o “sblocco”
  • supporto continuo “fino alla fine del processo”

Il professionista serio dice:

  • quali soldi sono persi e non recuperabili
  • che le piattaforme false non sono riconosciute da nessuna autorità
  • che serve una denuncia corretta, con prove tecniche ben raccolte
  • che bisogna mettere in sicurezza telefono, email, wallet e account
  • che la priorità è evitare altri danni, non inseguire miraggi

Lo scontro è netto: da una parte la promessa impossibile, dall’altra la realtà.
In una fase di shock emotivo, la promessa impossibile risulta purtroppo più “consolante” della realtà.

6. Rifiutare la consulenza “per paura di spendere” aumenta la vulnerabilità

Rifiutare un intervento tecnico dopo una truffa per paura di perdere altri soldi è come dire:
“Mi hanno appena scassinato casa, ma non chiamo il fabbro perché ho già perso troppo”.

Il risultato? I ladri possono rientrare, spesso con meno sforzo di prima.

Nel mondo digitale succede la stessa cosa: se non si chiudono le porte tecniche che sono state aperte, i criminali restano potenzialmente dentro il tuo ecosistema digitale.

Molti clienti, dopo aver rifiutato un preventivo per paura, tornano dopo:

  • un secondo furto sul wallet
  • ulteriori prelievi non autorizzati
  • nuovi accessi sospetti a email e account
  • problemi con l’identità digitale o la SIM
  • ulteriori contatti da parte di falsi “recovery expert”

E la frase è sempre la stessa:
“Se avessi messo in sicurezza tutto quando me lo avevate consigliato, avrei risparmiato soldi, tempo e salute”.

7. Fidarsi delle prove, non delle paure

La soluzione non è fidarsi ciecamente di chiunque, ma fare l’esatto contrario:
non decidere in base alla paura, ma in base alle prove.

Un professionista serio ti invita a:

  • verificare il suo nome e la sua storia
  • controllare i siti collegati e la loro anzianità
  • leggere le recensioni e gli articoli pubblicati negli anni
  • cercare riferimenti esterni, non solo ciò che dice di sé
  • verificare l’indirizzo fisico e la struttura reale dello studio
  • valutare con calma il tipo di lavoro che propone

I truffatori, al contrario, evitano ogni verifica reale: hanno nomi falsi, numeri temporanei, siti appena nati, nessuna storia alle spalle e nessuna responsabilità.


Dopo una truffa crypto, la vera differenza la fa la scelta di chi ti affianca nella fase successiva: chiudere le falle di sicurezza, mettere in ordine le prove, strutturare una denuncia corretta e non cadere in nuove trappole.

La cosa più intelligente non è chiudersi e non parlare con nessuno, ma imparare a distinguere tra chi vive di promesse e chi lavora sulla realtà: dati, documenti, log, blockchain, normativa e informatica forense.

Solo così si evita la seconda trappola: quella di lasciarsi guidare dalla paura e rimanere esposti agli stessi criminali che hanno già colpito una volta.


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