I truffatori convincono la vittima a creare o utilizzare un wallet collegato a una piattaforma da loro controllata. Dopo un presunto investimento, i fondi risultano “depositati” e visibili nel saldo, ma non sono mai trasferibili o prelevabili. Ogni tentativo di prelievo genera messaggi che richiedono ulteriori versamenti per coprire presunte “imposte”, “fee di sblocco”, “tasse di verifica” o addirittura un “codice di sblocco blockchain”.
Queste truffe sfruttano interfacce graficamente identiche a wallet noti (come MetaMask o TrustWallet) o dashboard personalizzate create ad arte per sembrare legittime. L’obiettivo è trattenere la vittima in un ciclo di pagamenti sempre più elevati finché non comprende che il wallet non è reale, ma solo una copia collegata a un indirizzo controllato dai truffatori.
Installare wallet solo da fonti ufficiali (siti verificati, Google Play/App Store). Mai seguire link ricevuti via chat o email per scaricare wallet.
Nessun operatore legittimo chiederà mai la seed phrase. Chi la possiede ha controllo totale sui fondi. Non condividerla nemmeno con presunti “operatori di supporto”.
Controllare sempre indirizzi e transazioni su explorer indipendenti (Etherscan, BscScan, Blockchain.com) per verificare che esistano davvero sulla blockchain.
Verificare l’età dei siti collegati tramite WHOIS. Domini registrati da pochi giorni o con privacy masking sospetto sono red flag importanti.
Non esistono “tasse di sblocco”, “fee KYC premium” o “codici blockchain” da pagare in anticipo. Queste sono sempre truffe. Le fee di rete si pagano automaticamente durante la transazione.
Usare sempre autenticazione a due fattori, password uniche generate da password manager sicuri, e mantenere browser e app sempre aggiornati.
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